Scopri il fascino del Rewilding Tourism attraverso le parole di Evelina Isola, una naturalista e guida ambientale che ha trasformato la presenza dei Cavalli Selvaggi dell’Aveto in Liguria da problema a risorsa. In questa intervista, Evelina condivide la sua missione di raccontare storie di natura selvaggia, promuovendo la rinaturalizzazione e il turismo sostenibile. Un progetto innovativo che coinvolge le comunità locali, valorizza l’ambiente e invita tutti a riscoprire il legame innato con la natura. Buona lettura!
1) Presentati e raccontaci chi sei?
Sono Evelina Isola, sono una naturalista con un dottorato in geologia e la passione per raccontare storie di natura ispirando le persone a conoscerla, amarla e rispettarla. Ho creato Wild Watching Italia a partire dall’esperienza decennale del progetto “Wild Horsewatching – I Cavalli Selvaggi dell’Aveto”, il primo progetto di rewilding tourism ad aver portato l’horsewatching in Italia.
Ci racconti in breve cosa fai e del tuo progetto?
Me lo sono chiesta anche io durante le lezioni del Pilot. Poi un giorno l’ho avuto chiaro: racconto storie. Storie selvagge. Lo faccio camminando. Sono una naturalista e come spesso fanno molti colleghi, sono anche guida ambientale. Ma fare la guida per i turisti di Portofino e le 5 Terre non è mai stato nelle mie corde. Sono diventata guida quando ho deciso che avrei dovuto raccontare la storia dei Cavalli Selvaggi dell’Aveto. Una popolazione di cavalli inselvatichiti in Liguria.
In quale modo quello che fai è una forma di innovazione sociale? Che messaggio racconta il tuo lavoro?
La mia missione è far vedere una possibilità a chi vede un problema. Il progetto di horsewatching nasce per questo: trasformare un problema in una risorsa per il territorio. La presenza dei cavalli inselvatichiti è mal tollerata da parte della popolazione locale che, preoccupata di possibili danni e del pericolo per le strade in caso di attraversamento, ha iniziato a manifestare sempre più malumore, purtroppo sfociato anche in atti di bracconaggio. Quindici anni fa si pensava di risolvere il problema con l’eradicazione, deportando i cavalli privandoli della loro libertà.
Doveva esserci un approccio diverso. Un’idea che salvaguardasse la loro libertà e valorizzasse il territorio. Così nasce l’horsewatching: un progetto per creare occasioni di osservazione in natura di un animale che in natura non esiste più, ma che a tutti gli effetti ha un valore ecologico importante e rappresenta un fenomeno di rewilding spontaneo. Il mio progetto non è solo un progetto di turismo naturalistico, è un modo per raccontare il ritorno alla natura, un legame che anche noi abbiamo perso. L’horsewatching segue l’approccio del rewilding tourism: un approccio innovativo che mira a valorizzare il ritorno della fauna e la rinaturalizzazione anche a livello turistico. Questo tipo di turismo offre opportunità economiche per le comunità locali e promuove un approccio secondo cui è la natura a guidare gli equilibri e anche la gestione degli habitat. Soprattutto nel mio caso coinvolgere le persone e le comunità locali è stato fondamentale. Accanto alle escursioni, ai percorsi e alle esperienze di più giorni ho sviluppato negli anni collaborazioni con diversi atenei per lo studio e il monitoraggio della popolazione e coordinato tesi di laurea e tirocini. Insomma… raccontiamo storie anche grazie alla ricerca!
Inoltre, ho partecipato a trasmissioni televisive, convegni, conferenze e scritto e condotto un documentario. Perché è così che si inizia a cambiare una visione: raccontando storie. Come facciamo da sempre.
Sei già sostenibile? Cosa vedi nel tuo futuro a 5 anni? Cosa ti piacerebbe realizzare?
Si può sempre migliorare, ma per me il primo aspetto di sostenibilità di cui tenere conto è il momento dell’escursione: piccoli gruppi e non più di una volta a settimana. Questo ci permette di non essere una presenza impattante sia sugli animali, sia sulle attività rurali che non gradirebbero una presenza massiccia di turisti. Sulla mobilità non si può fare molto: le zone delle escursioni sono accessibili solo con veicoli a motore. Per limitare l’impatto delle emissioni diamo appuntamento in un luogo a valle e compattiamo le auto o organizziamo un trasporto collettivo. Per quanto riguarda il pranzo al sacco invitiamo tutti i partecipanti a utilizzare le borracce per l’acqua e acquistare il pocket lunch in loco. Difficile pensare al futuro tra 5 anni, diciamo che la pandemia mi ha insegnato a rimanere molto sul presente. Il futuro non c’è ancora. Lavoro sul presente giorno dopo giorno al massimo delle mie possibilità. L’obiettivo è far diventare “I Cavalli Selvaggi dell’Aveto – Wild Horsewatching”, “Wild Watching Italia”: una rete nazionale di esperienze trasformative e sostenibili in natura, che ha l’obiettivo di far riscoprire la tendenza alla biofilia che c’è innatamente in ognuno di noi, e migliorare così la coesistenza tra uomo e altri animali.
Come, e quando sei entrata in Apical? Fai qualcosa con il team di accelerazione?
Con Apical, dopo 2 anni di contatti, rimandi e indecisioni, ho iniziato il Pilot Program e adesso vorrei proporre una formazione per condividere con la community la mia esperienza e aiutare i territori a raccontare il loro lato selvaggio.
Che consigli daresti a una persona che vuole intraprendere una strada simile alla tua?
Tanta passione, ma soprattutto tanto studio. Non è mai abbastanza quello che si sa, e quello che si sa fare. Quando non sai fare qualcosa, quando non riesci a farlo da solo “chiedi aiuto”. Quando raggiungi un obiettivo celebralo con chi ha condiviso la tua strada. Ma non permettere a nessuno di sminuire quello che fai. E per farlo devi crederci al 100%.
L’intervista con Evelina, ci ha permesso di esplorare un approccio innovativo al turismo e alla conservazione della natura. La sua dedizione è un esempio ispiratore di come l’innovazione sociale possa nascere dalla passione e dall’impegno per l’ambiente.
Se ti sei riconosciut* nella sua storia e sei pront* a far crescere il tuo progetto, prenota una call gratuita e non vincolante con il nostro team di orientamento per scoprire il Pilot Program e altre opportunità di crescita con la community di Apical – proprio come ha fatto Evelina.