Il progetto Cityfriend di Luisa ed Andrea mette al centro le persone, si occupano di rendere più facile il viaggio per persone con disabilità o che hanno bisogno di esperienze specifiche.
Raccontateci il vostro progetto
Siamo nati nel 2019 ma già due anni prima lavoravamo nelle associazioni e vivevamo sulla nostra pelle le difficoltà che avevano le persone disabili nel muoversi viaggiando. Allora ci è venuto in mente che questo doveva essere uno strumento e da qui dovevano partire per migliorare la voglia di viaggiare delle persone disabili. Il loro problema è che vanno sempre negli stessi posti, perché conoscono già l’hotel, sanno già che l’esperienza fa al caso loro ed è adatta, ma non conoscono altro. Così ci siamo detti “ci vuole qualcuno che aiuta queste persone” e hanno inventato l’amico sul posto, il cityfriend. Un accompagnatore che formiamo (la formazione dura circa 30 ore) dove gli raccontiamo la disabilità della persona che vuole viaggiare in quel determinato territorio, ma il bello è che il racconto viene proprio dalle persone che le vivono sulla loro pelle e non da noi (anche se siamo presenti nell’incontro online). Le persone con disabilità raccontano le loro esigenze in viaggio, e noi insieme alle guide iniziamo poi a studiare dei percorsi ed esperienze viaggi in cui tutto sia più accessibile e inclusivo. Anche solo piccole esperienze più lontane di qualche giorno. Il tutto è studiato in maniera personalizzata.
La soddisfazione della guida sta nel rendere tutto più fattibile per tutti, anche se l’esperienza è più “semplificata”, il riscontro è comunque positivo da parte loro. E da un valore aggiunto sia per chi accoglie e sia per chi viene accolto. Una grande opportunità di ricreare il giusto modo per fare le cose, e non per far sembrare il tutto una toccata e fuga. L’obiettivo sta nel riuscire ad entrare in contatto con quel territorio e riuscire a farlo tramite una persona che ti facilita e agevola è tutto molto più bello!
Come vi siete fatti conoscere?
Il progetto Cityfriend è partito dal sito, l’obiettivo è di fare rete e diffondere informazioni sull’accessibilità del territorio. Mettere in rete più attori possibili. Stiamo lavorando per cercare collaborazioni, perché conoscere tutti i territori è impossibile. La community dei viaggiatori non è ancora stata sviluppata, ma speriamo di arrivarci.
Quale è stata secondo voi la parte più difficile?
La parte più difficile è capire le diversità perché questo richiede empatia. Ma soprattutto richiede sensibilità nel ricevere persone con disabilità e stessa cosa vale per gli accompagnatori che si cimentano con queste persone magari anche per la prima volta. Quello che manca è tanta informazione infatti spesso la gente non sa o non memorizza. Per esempio una persona sorda in controluce, non capisce quello che dice una persona che parla. Ma questo le persone lo sanno?
Quello di cui c’è bisogno è imparare a comunicare in modo corretto, la nostra offerta è fondamentale per valorizzare i prodotti dei territori e l’accessibilità degli spazi. Per concludere infatti alcune volte, gli spazi vengono venduti come accessibili ma non lo sono o viceversa.